I gioielli romani: dall’anello di fidanzamento alla corona degli imperatori
Nella storia dell’oreficeria, agli antichi Romani viene attribuita l’invenzione dell’anello di fidanzamento, ma l’importanza dei gioielli romani non si limita a questo. Sebbene, almeno inizialmente, meno raffinati ed elaborati di quelli greci ed etruschi, anche nell’antica Roma i monili preziosi erano ornamenti importanti, che indicavano lo status sociale di chi lo indossava e ai quali spesso erano attribuiti anche poteri magici.
I gioielli romani, dall’antica semplicità al lusso delle pietre preziose
I sobri monili dell’età repubblicana
Nei primi secoli, fino alla fine dell’età repubblicana (tra il 500 e il 27 a.C.), l’arte orafa non ebbe un grande sviluppo nell’antica Roma. La tradizione e le usanze romane, infatti, si ispiravano a principi di semplicità e sobrietà e contrastavano tutto ciò che poteva far pensare al lusso e allo sfarzo, come i raffinati gioielli greci. Sebbene gli artigiani romani avessero appreso le tecniche orafe dagli Etruschi, che erano maestri nella granulazione, nella cesellatura e nella creazione della filigrana, i gioielli romani erano molto più lineari e semplici. Più che per ornamento, infatti, i monili erano indossati come amuleti, per proteggersi dagli spiriti maligni e per attirare la buona sorte. Tra questi, molti erano ciondoli, come la bulla, che ogni famiglia metteva al collo dei figli maschi subito dopo la nascita e che era spesso di piombo ricoperto da una lamina d’oro; i bambini la indossavano fino ai 16 anni, la maggiore età. Bambine e ragazze, invece, fino al matrimonio portavano la lunula, che aveva la forma di una luna crescente e si riteneva propiziasse la fertilità.
Gli sfarzosi gioielli romani dell’età imperiale
Dal I secolo d.C, l’espansione dell’impero portò i Romani a contatto con nuovi popoli e nuove tradizioni, in particolare quelle orientali, molto più inclini al lusso e alla raffinatezza. Come molti altri aspetti della cultura romana, anche l’arte orafa subì questo influsso e i gioielli romani divennero molto più lussuosi. Le forme diventarono più complesse ed elaborate e si cominciò a usare sempre più spesso nuovi metalli e pietre preziose, come smeraldi, zaffiri, diamanti e ametiste, che arrivavano dalle terre d’Oriente. Le gemme più apprezzate erano le perle, considerate le più preziose e raffinate. I gioielli divennero così un simbolo di ricchezza e di status sociale, sia per gli uomini che per le donne.
Gli artigiani orafi romani divennero importanti e si riunirono in corporazioni. Una testimonianza di questo è il fregio della celebre casa dei Vettii a Pompei, scoperta dagli scavi che riportarono alla luce la città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Il fregio mostra una lunga serie di Amorini (la personificazione del dio Cupido sotto forma di bambino alato) impegnati in diversi mestieri, tra i quali anche quello dell’orafo.
Casa dei Vettii
Anelli, bracciali e fibule: i gioielli per uomini e donne nell’antica Roma
Come abbiamo detto, furono gli antichi Romani a inventare l’anello di fidanzamento e anche l’anello nuziale. Il primo si chiamava anulus pronubus ed era la promessa di matrimonio, il secondo vinculum ed era scambiato durante le nozze. Entrambi venivano indossati all’anulare sinistro, perché si riteneva che da lì passasse la vena amoris (vena dell’amore), collegata con il cuore. Tra i gioielli romani, gli anelli erano i più apprezzati: i senatori, fin dai tempi della Repubblica, ne indossavano uno d’oro come simbolo di potere. Spesso gli uomini portavano anelli con gemme o con inciso lo stemma di famiglia, da usare come sigillo.
Gli orecchini (in latino inaures) erano invece il primo ornamento per le donne, che li indossavano fin da bambine, insieme con un piccolo anello d’oro, spesso tramandato di madre in figlia. Le donne portavano anche la buccola, un bracciale a cerchio indossato sul braccio, e fermagli preziosi nei capelli. I gioielli erano una delle poche proprietà personali delle donne romane.
Si usavano bracciali anche per i polsi, che spesso avevano la forma di serpente, considerato simbolo di immortalità e quindi di buon auspicio.
Uomini e donne indossavano anche le fibulae, ovvero le spille che tenevano chiusi gli abiti. Nate per uno scopo funzionale, con tempo divennero veri e propri gioielli, spesso realizzati in oro e pietre preziose e con decorazioni elaborate.
Infine, tra i gioielli romani non si può non ricordare la corona fogliata, che riproduceva in oro due rami di alloro intrecciati. La usò per primo Giulio Cesare e da allora divenne la corona simbolo degli imperatori romani.