I gioielli vittoriani, sentimentali e romantici (e anche un po’ macabri)
Il gioiello come simbolo dei legami affettivi, per la vita e anche oltre: era questo il significato dei gioielli vittoriani, nati in Inghilterra durante il regno della regina Vittoria e diventati celebri prima come “gioielli sentimentali” e poi come “gioielli da lutto”. La fortuna di un’arte orafa così particolare è strettamente legata alla vita di una sovrana che segnò, oltre alla storia inglese, anche quella della moda e del gioiello.
La regina Vittoria e la passione per i gioielli
L’età vittoriana è il periodo della storia inglese che coincide con il regno della regina Vittoria, dal 1837 al 1901. Fu un’epoca caratterizzata da riforme politiche ed economiche e da una grande crescita della cultura e delle arti.
La regina Vittoria, che aveva solo 18 anni quando salì al trono, fin da giovane ebbe una grande passione per i gioielli, iniziata durante l’infanzia, quando ricevette dalla madre un medaglione con una ciocca di capelli del padre, morto quando Vittoria aveva pochi mesi. La sovrana teneva così tanto ai suoi monili da scegliere i tessuti per i suoi abiti in modo da mettere in risalto collane e spille.
I gioielli vittoriani, già simbolo di eleganza per le signore inglesi, divennero ancora più popolari dopo il suo matrimonio, nel 1840, con il principe Alberto: il consorte, infatti, amava disegnare personalmente i preziosi da regalare alla moglie.
La regina, legatissima al marito, non superò mai la sua morte, avvenuta nel 1861, e per il resto della sua vita indossò solo abiti neri. Cambiò quindi anche lo stile dei suoi ornamenti, che divennero noti come “gioielli da lutto”.
I due periodi dei gioielli vittoriani
L’arte orafa dell’età vittoriana fu segnata da due fasi, che coincisero con le vicende personali della regina Vittoria.
I gioielli sentimentali
Caratterizzati dal romanticismo che già imperava nelle arti, questi monili esprimevano i legami affettivi. Utilizzavano spesso simboli che si ispiravano alla natura: le foglie di edera rappresentavano l’amicizia e il matrimonio, il serpente la saggezza, le mani intrecciate l’amore eterno.
Erano molto in voga i medaglioni, che spesso contenevano ciocche di capelli della persona amata: ne possedeva uno anche la regina Vittoria, con i capelli del principe Alberto. Piacevano molto anche le spille, che venivano appuntate sulla chiusura dei vestiti, sotto il collo. Le collane erano meno diffuse, perché gli abiti non avevano scollature, ma le acconciature raccolte segnarono il ritorno degli orecchini. I gioielli erano in oro giallo, con perle, corallo e granati.
I gioielli da lutto
Con la scomparsa del principe Alberto iniziò il secondo periodo dei gioielli vittoriani, quello dei monili che ricordavano le persone amate defunte. Erano nati già alla fine del 1700, ma divennero realmente popolari durante la lunga vedovanza della regina Vittoria. La sovrana fece infatti realizzare numerosi gioielli in memoria del marito e li regalò a parenti e amici: si diffuse così lo stile mourning (lutto), che influenzò molto la moda dell’epoca.
Il materiale più utilizzato era il giaietto, una sorta di minerale di origine vegetale, di colore nero, ma si usavano anche l’onice e il vetro nero. Si cominciò a intrecciare i capelli delle persone scomparse all’interno dei gioielli, facendoli diventare un elemento ornamentale; in alcuni casi si usavano anche i denti. Divennero di moda i pendenti con la miniatura del volto del defunto e gli anelli con le sue iniziali.
I gioielli vittoriani da lutto
Questo stile divenne così popolare da creare diverse tipologie di gioielli da lutto. Diversi esempi sono conservati al Victoria & Albert Museum di Londra, il museo di arti decorative fondato nel 1852.
“Memento mori”
Il nome deriva dal latino “ricordati che devi morire” e rappresenta il tipico gioiello dell’epoca, con tutti i simboli legati alla morte: teschi, cipressi, salici piangenti, tombe, urne. Molto diffusi erano gli anelli a forma di teschio.
“L’occhio che ti guarda”
Oltre alle miniature del viso, molti gioielli vittoriani riportavano, su spille e pendenti, il disegno di un occhio del defunto, che simboleggiava la continuità del legame affettivo oltre la morte. Erano dipinti su avorio o su carta.
I simboli religiosi
Il lutto era strettamente legato alla religiosità e molto frequenti sui gioielli erano i simboli che richiamavano il culto. Le croci erano tra i pendenti più diffusi, appesi a collane o a nastri di velluto che cingevano il collo. Tra i soggetti che ricordavano il legame eterno con il defunto c’erano anche cuori, nodi e mani intrecciate.