I gioielli egizi: storia, significato e arte nei monili dei Faraoni
Parlare di gioielli egizi fa subito venire in mente i ricchi collari dei faraoni, i loro sarcofagi dorati e gli elaborati fermagli nei capelli della regina Cleopatra. La storia della gioielleria dell’epoca, tuttavia, è molto più articolata: gli Egizi, infatti, furono maestri nella lavorazione dell’oro e i monili erano molto diffusi tra tutte le classi sociali.
Dai grandi collari ai cerchi per capelli
L’ornamento più famoso è il collare usekh: era il collare indossato dai faraoni, dalle regine e dalle statue che rappresentavano le divinità. Il nome significa “largo” ed era infatti composto da molti fili d’oro con pietre colorate, ma poteva anche essere interamente di metallo. Il collare risultava molto pesante e quindi alle due estremità aveva dei contrappesi, chiamati menat, che ricadevano sulla schiena, per mantenerlo fermo sulle spalle e intorno al collo.
I gioielli egizi comprendevano collane, bracciali per i polsi e per le braccia, cavigliere, orecchini, pettorali. Venivano indossati da uomini e donne, ma anche da bambini e animali, come i gatti, ritenuti sacri. C’erano anche diversi ornamenti per i capelli: i più elaborati erano diademi in oro e pietre preziose, ma si usavano anche cerchietti in metallo e fermagli più semplici.
Il significato dei gioielli egizi: ornamento, prestigio e protezione
Per gli antichi Egizi i monili erano ornamenti quotidiani, che potevano diventare anche uno strumento per affermare il proprio prestigio e status sociale.
Soprattutto, però, i gioielli egizi erano considerati veri e propri amuleti in grado di proteggere chi li indossava da pericoli, malattie e ogni genere di evento negativo. A pietre e metalli si attribuivano significati simbolici: lo splendore dell’oro rappresentava la divinità, il rosso della corniola il sangue e quindi la vita, l’azzurro dei lapislazzuli il cielo. Lo smeraldo, che si dice fosse la pietra preferita da Cleopatra, per il suo colore verde era il simbolo della fertilità e della rinascita.
I gioielli svolgevano un ruolo essenziale nei riti funebri come strumenti propiziatori per il viaggio nell’aldilà: anche le mummie, infatti, spesso indossavano apposite collane.
Molti dei gioielli più preziosi e ben conservati, del resto, sono stati scoperti nelle tombe, come il famoso tesoro della principessa Khnumit, ritrovato nel 1894 nella necropoli di Dahshur, non lontano dal Cairo. Nel suo sarcofago c’era una collana composta da 6 fili di perle d’oro alternati a un centinaio di geroglifici in pietre preziose; i fili terminavano con due fermagli in oro a forma di testa di falco. Un’altra tomba, quella della principessa Sithathoriunet, scoperta nel 1914, conteneva un diadema, bracciali e pettorali ritenuti tra i migliori esempi di gioielli egizi. Oggi si possono ammirare al Metropolitan Museum di New York.
Gli antichi Egizi, esperti orafi
Come abbiamo detto, gli Egizi conoscevano bene l’arte della lavorazione dell’oro. Inizialmente utilizzavano la polvere d’oro che si depositava sulle rive del Nilo, ma quando questa divenne insufficiente per la produzione dei gioielli cercarono l’oro altrove. Lo trovarono nella regione della Nubia, il cui nome deriva dal termine egizio nebu, che significa appunto “oro”.
Il mestiere dell’orafo era prestigioso nella società egizia e si tramandava di padre in figlio. Gli artigiani si specializzavano in diversi ruoli, come l’intagliatore di pietre preziose, l’esperto di collane, lo specialista di perline per i collari.
Gli artigiani sapevano lavorare l’oro, incastonare le pietre preziose e anche creare decorazioni raffinate. Tra le tecniche utilizzate nella creazione dei gioielli egizi c’era infatti anche la decorazione a smalto. Gli artigiani creavano delle piccole celle saldando sottili fili o listelli d’oro su una lastra di metallo e inserivano in questi spazi vetro o pietre, fondendoli con il calore fino a creare una massa smaltata. Il risultato era una specie di mosaico colorato, utilizzato per i monili, ma anche per altri oggetti decorativi.
Gioiello con lapislazzulo e smalti, dal tesoro di Tutankhamen