I gioielli nel Rinascimento, da ornamento a status symbol
Simbolo di ricchezza e nobiltà, i gioielli nel Rinascimento erano un modo per affermare il proprio ruolo sociale. Il Rinascimento è il periodo storico che si colloca tra la metà del 1400 e la fine del 1500 e che fu caratterizzato da un forte rinnovamento culturale e artistico, basato sulla centralità dell’uomo e sulla sua capacità di affermarsi nel mondo grazie alle proprie abilità. Fu anche un’epoca di grandi cambiamenti economici, politici e sociali, segnati dalla scoperta del Nuovo Mondo nel 1492.
Dalle gemme del Nuovo Mondo agli orafi fiorentini
I viaggi di esplorazione e le scoperte geografiche del 1400 e del 1500 portarono in Europa, tra le tante novità, anche grandi quantità di metalli e pietre preziose. Cristoforo Colombo, dopo la scoperta dell’America nel 1492, continuò i suoi viaggi nel nuovo continente e qualche anno dopo trovò grandi quantità d’oro in Venezuela. Nello stesso periodo il portoghese Vasco da Gama arrivò fino in India, scoprendone le miniere di diamanti. All’inizio del 1500 le spedizioni spagnole guidate da Hernán Cortès e da Francisco Pizarro conquistarono e distrussero rispettivamente l’impero azteco in Messico e quello inca in Perù, entrambi ricchissimi di risorse preziose.
Questo ebbe un notevole impatto sui gioielli nel Rinascimento, che diventarono sempre più ricchi ed elaborati grazie alle gemme e all’oro che arrivavano dal Nuovo Mondo. A Firenze, la città italiana al centro della rinascita culturale e artistica, gli artisti orafi divennero noti e importanti come i pittori e gli scultori: molti di questi, anzi, come Brunelleschi e Donatello, cominciarono la propria carriera proprio nelle botteghe orafe della città. Nacquero artigiani specializzati come il battiloro, che lavorava l’oro e l’argento fino a ridurli in lamine sottilissime, il doratore, il disegnatore di gioielli. Gli orafi di Firenze acquistarono grande fama e il simbolo della loro arte diventò Ponte Vecchio, il ponte sull’Arno dove nel 1593 Ferdinando I de’ Medici fece spostare tutte le botteghe orafe.
Il più celebre fu Benvenuto Cellini (1500-1571), che, oltre, che orafo, fu scultore e scrittore e lavorò alla corte dei reali francesi e poi per la nobile e potente famiglia dei Medici, duchi di Firenze. Le sue opere più famose furono la statua in bronzo di Perseo con la testa di Medusa, tuttora in piazza della Signoria a Firenze, e la Saliera di Francesco I di Francia, in oro, considerato il suo capolavoro.
Lo stile dei gioielli nel Rinascimento: il successo di pendenti, anelli, orecchini e la passione per le perle
In questa epoca i gioielli più apprezzati erano i pendenti, che divennero di moda grazie al nuovo stile degli abiti femminili, con ampie scollature. I pendenti venivano indossati con una catena o talvolta fissati agli abiti: molti di essi avevano pietre preziose incastonate o miniature di immagini scolpite. Queste collane spesso si abbinavano alle cinture, creando una sorta di parure.
Piacevano molto anche gli anelli: sia le donne che gli uomini ne portavano spesso più di uno. Anche questi erano ornati con gemme e a volte avevano un vano per nascondere piccole reliquie.
I gioielli nel Rinascimento assegnavano un posto di rilievo agli orecchini, che divennero ornamento indispensabile per le signore della nobiltà, ma a volte anche per gli uomini. Alle orecchie le donne portavano soprattutto perle di forma allungata o pietre preziose a goccia.
I bracciali, invece, non erano molto utilizzati, a causa delle maniche lunghe e abbondanti degli abiti.
Il metallo più diffuso nei gioielli rinascimentali era l’oro, ma piacevano soprattutto le pietre preziose come rubini, smeraldi, zaffiri e ancora di più le perle, sia per il loro grande valore, sia perché considerate simbolo di purezza e di fedeltà. Le perle, infatti, oltre che su pendenti e orecchini comparivano molto spesso come ornamento sugli abiti e sulle acconciature femminili.
I nobili e i gioielli nel Rinascimento: i ritratti famosi
Ci aiutano a farci un’idea dei gioielli nel Rinascimento alcuni celebri dipinti di pittori italiani del Cinquecento.
Due esempi famosi sono i ritratti di Agnolo e Maddalena Doni di Raffaello Sanzio: entrambi i coniugi indossano diversi anelli con le stesse pietre, un rubino e uno smeraldo, simbolo rispettivamente di fedeltà e di fertilità. L’elemento più evidente è però il pendente che Maddalena porta al collo: è in oro con un rubino, uno smeraldo, uno zaffiro e una perla; intorno allo smeraldo c’è la miniatura di un unicorno, che rappresenta la purezza.
Un altro celeberrimo quadro è La Primavera di Sandro Botticelli: qui non sono raffigurati nobili, ma nove personaggi della mitologia greca, tra i quali Venere, al centro, e le tre Grazie. Venere indossa un pendente che ricorda la lunula, che le donne dell’antica Roma portavano per propiziare la fertilità. Le tre Grazie, invece, sue ancelle, indossano pendenti con pietre preziose, perle e foglie d’oro smaltate.
Il Ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, di Agnolo di Cosimo detto il Bronzino, rappresenta la nobildonna spagnola con uno degli 11 figli che ebbe dal granduca di Toscana Cosimo de’ Medici, di cui fu la prima moglie. Eleonora indossa due collane di perle; il pendente, con un diamante incastonato in oro e una perla, richiama la cintura, anch’essa di maglie d’oro con pietre preziose e una nappa finale di perle. Le perle ornano anche la rete d’oro che copre la scollatura quadrata dell’abito e altri fili d’oro percorrono tutto l’abito, a sottolineare la ricchezza e la nobiltà di Eleonora.